mercoledì 25 giugno 2014

Italia - Uruguay

#my2cents

Il cuoco ci avvisa che la cousine est arrêt attorno al secondo minuto di recupero. Pochi commensali, qualche africano che mangia dal piatto del giorno: frites, carote lesse e spezzatino. Alla mia sinistra un franco-texano che in parte si dice dispiaciuto che l'Italia giochi male, ma è contento del gol dell'Uruguay perchè "siamo nello stesso continente". Quale continente, mi domando, ma le mie riflessioni trovano poco spazio. Il gruppo di italiani è formato da tre persone, me incluso. Forse potremmo anche includere la signora cui sulla sua maglia a caratteri cubitali è scritto TOSCANA e immediatamente sotto una stampa della famosa veduta panoramica di Firenze, che diciamocelo, è chiaramente un terribile souvenir acquistato in un qualche viaggio in Italia. Ci siamo fatti riconoscere nella mensa, abbiamo gridato vaffanculo all'arbitro, si è bestemmiato alle palle perse; insomma si è fatto tutto quello che l'italiano all'estero doveva fare. 


il "ristorante" Sully di Villenueve d'Ascq

Che rimanga tra noi: io sono stato contento della partita. Non fraintendete, questo match rimarrà nella storia, non solo per la nostra figuraccia, ma soprattutto per la carica di epicità che lo svolgimento della gara ha portato con se. La formazione televotata da casa o dallo smartphone, ed è subito quel bellissimo luogo comune dei 60 milioni di allenatori che si palesa sotto forma di 3-5-2 (e qui si potrebbe aprire un ulteriore parentesi: cosa rappresenta la nazionale di calcio? la mia misera opinione è che dovrebbe mandare avanti un discorso, quello della tradizione calcistica della nazione, che non significa tout court catenaccio, ma che in qualche modo identifichi lo stato attuale del calcio italiano: in campo, oltre che i calciatori, dovrebbe scendere anche un idea di calcio tipica non avulsa dalla contemporaneità (il Brasile non si vergogna di giocare con i mediani, per fare un esempio); quindi non ho mai capito perchè Prandelli ha insistito così tanto con la qualità del centrocampo, la difesa a 4, l'unica punta supporata dagli esterni, etc etc etc, quando il campionato italiano offriva uno stato opposto fatto da difese a 3, dinamismo al centro del campo, 2, 3 punte, (sottointeso: incapacità di leggere la situazione)). 





Lo sviluppo narrativo è un po' lento. Dopo un primo tempo quasi di orgoglio difensivo ed indolenza costruttiva, lentamente si cede. Il secondo tempo: ed è qua il vero coup de théâtre. La narrazione Prandelliana si blocca ed il terrore abbozzato diventa paura: fuori Balotelli dentro Parolo. Si gioca con una punta sola, di nuovo. Il messaggio alla nazione è chiaro: si gioca per lo 0 - 0. Quando ho visto il cambio, avrei voluto il dono dell'obiquità, e anche quello dell'invisibiltà, ed essere nello spogliatoio dell' Estadio das Dunas dopo il primo tempo. Avrei finalmente percepito cosa significa l'assenza, il silenzio assoluto. Credo anche che Tabares, dall'altra parte, non abbia detto chissà cosa ai suoi, probabile che abbia taciuto: ha capito che abbiamo mostrato gli artigli, e che quindi hai paura.




Il resto è storia pubblica: l'esplusione, il gol e quella persona meravigliosa che è Suarez. Piccola anima pazza, che in un momento delicatissimo della partita, azzanna un giocatore.
L'errore più grave di Chiellini in questo mondiale non è stato la marcatura sbagliata su Ruiz in Italia - Costa Rica: è stato non replicare a quel gesto infantile di Suarez. Le proteste, mostrando il morso all'arbitro (sorvolando sull'uso stupido che ne ha fatto certa stampa ultra campanilista, phoshoppandole e spacciandole per vere), hanno snaturato il gesto, che, lasciatemelo dire è puro estro. E' stato un richiamo primordiale, da anno zero, lontano dalle patinature di CR7 o dalla bontà di LM10. Anzi, è l'esatto opposto. E' la cattiveria che ci manca (Luis, io sono con te)

Seguriranno polemiche sul senso di appartenenza, sull'incapacità di trascinare la squadra, del non sei italiano, dell'arbrito, dei giovani, del è tutto sbagliato, del mi dimetto e non rubo i soldi



Al novantesimo ho benedetto il fatto di essere all'estero e quindi lontano dalle polemiche, anche se il franco-texano che simpatizza per una nazione con la scusa che fa farte del suo continente mi hanno dato all'istante fastidio. Poi ho pensato che effettivamente il continente americano, almeno dal punto di vista geografico, comprende tutta quell'area di terra delinitata dagli oceani, e quando l'ho realizzato avrei voluto andare da lui e dirgli: sì, hai ragione da domani tiferò Iran, siamo nello stesso continente