28 dischi del 2014 - primo semestre - prima parte
28. Riccardo Sinigallia - Per Tutti
La storia di Sanremo come pancia della Nazione mi è sempre piaciuta: una manifestazione canora come specchio sociale non credo che le altre nazioni europee se la possono permettere. Ma sorvolando l'antropologia da bar (materia nella quale sono eccelso), si può affermare che la prima edizione dell' Era Renziana, a proposito di uomo ideale, è stata caratterizzata da una eterogenea mediocrità, andando dal mainstream italiano più spinto a chi è riuscito ad emergere dall'indie italiano (v. Perturbazione quest'anno; in verità è una tendenza da un paio di anni quella di aver band mainstream-indie a Sanremo: una sorta di pubblica riconoscenza per essersi imposti su uno sparuto pubblico di occhialuti, studenti fuori sede col cane, spritz a tre euro, ed intasatori della sez. commenti di Vice Italia). In mezzo al mediocre, per me c'è stata un eccelenza: Sinigallia è uno che fa il cantautore classico. Quando canta non lo fa perché rappresenta uno status, o un pubblico; in questo non è indie, non c'è senso d'appartenza ascoltando Per Tutti. Appunto, questo è un disco per tutti, per quelli che vogliono ascoltare il più canonico del cantautorato italiano, anche se gli spetta l'ultimo posto, e la ragione principalmente è dovuta ad una scarsa prestazione vocale, che a volte lo costringe a strane contorsioni melodiche che faccio un po' fatica a comprendere.
27. Tycho - Awake
Il limite massimo della musica di Tycho è l'impossibiltà di dissociarla alle immagini. Immagini costruite dalla musica stessa, e forse influenza anche il fatto che le copertine degli ultimi due dischi ritraggono più o meno un tramonto. Più che dei bozzetti acquerellosi di downtempo e chillwave, ascoltando Awake si ha l'impressione di una colonna sonora di Instagram, dove la musica ci indica quale tipo di filtro applicare sulla foto dell'aperitivo in spiaggia. Comprendo che questa descrizione non invogli molto all'ascolto, ma la fascinazione di questo disco deriva proprio da ciò: una sonorizzazione delle spiaggie al tramonto, dei volti rilassati e della tranquillità, il tutto in tonalità seppia e sul tuo Iphone 5S.
26. SOHN - Tremors
Niente, nell'anno di riposo tra un disco e l'altro di James Blake, il cantautorato elettronico inglese comunque fa il suo. SOHN è emigrato da Londra a Vienna, e anche se uno associa la capitale austriaca alle scultore sonore di Fennesz e all'astrattismo dell'etichetta Mego, il risultato di questo esordio è un compromesso tra l'intimismo e la club music. A svettare è l'uso del sample vocale come elemento ritmico, andando a relegare SOHN in una mia personale sfera assieme a gente come FKA Twigs e Laurie Anderson. Le canzoni più interessanti, infatti, si basano sul frammento vocale usato per creare una strana amalgama con il resto degli strumenti coinvolti (synth, drum machine e chitarre acustiche). James Blake è accostabile solamente per l'approccio destrutturato alla canzone, ma i risultati sono parecchio diversi: da una parte il tormento solo e glaciale di JB, dall'altra (SOHN) una epifania tra i giacchi. Boh, se non c'avete un cazzo niente comunque c'è l'ascolto qua sotto.