Vago a fari spenti nella sera settembrina. Sparuti gruppi di persone popolano le strade della città balneare. Come dopo...
Posted by Benito Profane on Lunedì 7 settembre 2015
lunedì 7 settembre 2015
Broadcasting facebook
sabato 19 luglio 2014
I migliori 28 dischi del 2014 - pt.1
L'hanno fatta in tanti, l'ha fatta pure ilPost, e siccome sono un uomo ideale (arrivo da un mese di aspre discussioni sul falso nueve della Germania, anche se non ho alcuna mania gentificatrice e non ho mai avuto una console superiore al primo modello di Playstation) non voglio farmi mancare nulla.
27. Tycho - Awake
26. SOHN - Tremors
28 dischi del 2014 - primo semestre - prima parte
28. Riccardo Sinigallia - Per Tutti
La storia di Sanremo come pancia della Nazione mi è sempre piaciuta: una manifestazione canora come specchio sociale non credo che le altre nazioni europee se la possono permettere. Ma sorvolando l'antropologia da bar (materia nella quale sono eccelso), si può affermare che la prima edizione dell' Era Renziana, a proposito di uomo ideale, è stata caratterizzata da una eterogenea mediocrità, andando dal mainstream italiano più spinto a chi è riuscito ad emergere dall'indie italiano (v. Perturbazione quest'anno; in verità è una tendenza da un paio di anni quella di aver band mainstream-indie a Sanremo: una sorta di pubblica riconoscenza per essersi imposti su uno sparuto pubblico di occhialuti, studenti fuori sede col cane, spritz a tre euro, ed intasatori della sez. commenti di Vice Italia). In mezzo al mediocre, per me c'è stata un eccelenza: Sinigallia è uno che fa il cantautore classico. Quando canta non lo fa perché rappresenta uno status, o un pubblico; in questo non è indie, non c'è senso d'appartenza ascoltando Per Tutti. Appunto, questo è un disco per tutti, per quelli che vogliono ascoltare il più canonico del cantautorato italiano, anche se gli spetta l'ultimo posto, e la ragione principalmente è dovuta ad una scarsa prestazione vocale, che a volte lo costringe a strane contorsioni melodiche che faccio un po' fatica a comprendere.
27. Tycho - Awake
Il limite massimo della musica di Tycho è l'impossibiltà di dissociarla alle immagini. Immagini costruite dalla musica stessa, e forse influenza anche il fatto che le copertine degli ultimi due dischi ritraggono più o meno un tramonto. Più che dei bozzetti acquerellosi di downtempo e chillwave, ascoltando Awake si ha l'impressione di una colonna sonora di Instagram, dove la musica ci indica quale tipo di filtro applicare sulla foto dell'aperitivo in spiaggia. Comprendo che questa descrizione non invogli molto all'ascolto, ma la fascinazione di questo disco deriva proprio da ciò: una sonorizzazione delle spiaggie al tramonto, dei volti rilassati e della tranquillità, il tutto in tonalità seppia e sul tuo Iphone 5S.
26. SOHN - Tremors
Niente, nell'anno di riposo tra un disco e l'altro di James Blake, il cantautorato elettronico inglese comunque fa il suo. SOHN è emigrato da Londra a Vienna, e anche se uno associa la capitale austriaca alle scultore sonore di Fennesz e all'astrattismo dell'etichetta Mego, il risultato di questo esordio è un compromesso tra l'intimismo e la club music. A svettare è l'uso del sample vocale come elemento ritmico, andando a relegare SOHN in una mia personale sfera assieme a gente come FKA Twigs e Laurie Anderson. Le canzoni più interessanti, infatti, si basano sul frammento vocale usato per creare una strana amalgama con il resto degli strumenti coinvolti (synth, drum machine e chitarre acustiche). James Blake è accostabile solamente per l'approccio destrutturato alla canzone, ma i risultati sono parecchio diversi: da una parte il tormento solo e glaciale di JB, dall'altra (SOHN) una epifania tra i giacchi. Boh, se non c'avete un cazzo niente comunque c'è l'ascolto qua sotto.
mercoledì 25 giugno 2014
Italia - Uruguay
#my2cents
Il cuoco ci avvisa che la cousine est arrêt attorno al secondo minuto di recupero. Pochi commensali, qualche africano che mangia dal piatto del giorno: frites, carote lesse e spezzatino. Alla mia sinistra un franco-texano che in parte si dice dispiaciuto che l'Italia giochi male, ma è contento del gol dell'Uruguay perchè "siamo nello stesso continente". Quale continente, mi domando, ma le mie riflessioni trovano poco spazio. Il gruppo di italiani è formato da tre persone, me incluso. Forse potremmo anche includere la signora cui sulla sua maglia a caratteri cubitali è scritto TOSCANA e immediatamente sotto una stampa della famosa veduta panoramica di Firenze, che diciamocelo, è chiaramente un terribile souvenir acquistato in un qualche viaggio in Italia. Ci siamo fatti riconoscere nella mensa, abbiamo gridato vaffanculo all'arbitro, si è bestemmiato alle palle perse; insomma si è fatto tutto quello che l'italiano all'estero doveva fare.
Che rimanga tra noi: io sono stato contento della partita. Non fraintendete, questo match rimarrà nella storia, non solo per la nostra figuraccia, ma soprattutto per la carica di epicità che lo svolgimento della gara ha portato con se. La formazione televotata da casa o dallo smartphone, ed è subito quel bellissimo luogo comune dei 60 milioni di allenatori che si palesa sotto forma di 3-5-2 (e qui si potrebbe aprire un ulteriore parentesi: cosa rappresenta la nazionale di calcio? la mia misera opinione è che dovrebbe mandare avanti un discorso, quello della tradizione calcistica della nazione, che non significa tout court catenaccio, ma che in qualche modo identifichi lo stato attuale del calcio italiano: in campo, oltre che i calciatori, dovrebbe scendere anche un idea di calcio tipica non avulsa dalla contemporaneità (il Brasile non si vergogna di giocare con i mediani, per fare un esempio); quindi non ho mai capito perchè Prandelli ha insistito così tanto con la qualità del centrocampo, la difesa a 4, l'unica punta supporata dagli esterni, etc etc etc, quando il campionato italiano offriva uno stato opposto fatto da difese a 3, dinamismo al centro del campo, 2, 3 punte, (sottointeso: incapacità di leggere la situazione)).
Lo sviluppo narrativo è un po' lento. Dopo un primo tempo quasi di orgoglio difensivo ed indolenza costruttiva, lentamente si cede. Il secondo tempo: ed è qua il vero coup de théâtre. La narrazione Prandelliana si blocca ed il terrore abbozzato diventa paura: fuori Balotelli dentro Parolo. Si gioca con una punta sola, di nuovo. Il messaggio alla nazione è chiaro: si gioca per lo 0 - 0. Quando ho visto il cambio, avrei voluto il dono dell'obiquità, e anche quello dell'invisibiltà, ed essere nello spogliatoio dell' Estadio das Dunas dopo il primo tempo. Avrei finalmente percepito cosa significa l'assenza, il silenzio assoluto. Credo anche che Tabares, dall'altra parte, non abbia detto chissà cosa ai suoi, probabile che abbia taciuto: ha capito che abbiamo mostrato gli artigli, e che quindi hai paura.
Il resto è storia pubblica: l'esplusione, il gol e quella persona meravigliosa che è Suarez. Piccola anima pazza, che in un momento delicatissimo della partita, azzanna un giocatore.
L'errore più grave di Chiellini in questo mondiale non è stato la marcatura sbagliata su Ruiz in Italia - Costa Rica: è stato non replicare a quel gesto infantile di Suarez. Le proteste, mostrando il morso all'arbitro (sorvolando sull'uso stupido che ne ha fatto certa stampa ultra campanilista, phoshoppandole e spacciandole per vere), hanno snaturato il gesto, che, lasciatemelo dire è puro estro. E' stato un richiamo primordiale, da anno zero, lontano dalle patinature di CR7 o dalla bontà di LM10. Anzi, è l'esatto opposto. E' la cattiveria che ci manca (Luis, io sono con te)
Seguriranno polemiche sul senso di appartenenza, sull'incapacità di trascinare la squadra, del non sei italiano, dell'arbrito, dei giovani, del è tutto sbagliato, del mi dimetto e non rubo i soldi.
Al novantesimo ho benedetto il fatto di essere all'estero e quindi lontano dalle polemiche, anche se il franco-texano che simpatizza per una nazione con la scusa che fa farte del suo continente mi hanno dato all'istante fastidio. Poi ho pensato che effettivamente il continente americano, almeno dal punto di vista geografico, comprende tutta quell'area di terra delinitata dagli oceani, e quando l'ho realizzato avrei voluto andare da lui e dirgli: sì, hai ragione da domani tiferò Iran, siamo nello stesso continente.
Il cuoco ci avvisa che la cousine est arrêt attorno al secondo minuto di recupero. Pochi commensali, qualche africano che mangia dal piatto del giorno: frites, carote lesse e spezzatino. Alla mia sinistra un franco-texano che in parte si dice dispiaciuto che l'Italia giochi male, ma è contento del gol dell'Uruguay perchè "siamo nello stesso continente". Quale continente, mi domando, ma le mie riflessioni trovano poco spazio. Il gruppo di italiani è formato da tre persone, me incluso. Forse potremmo anche includere la signora cui sulla sua maglia a caratteri cubitali è scritto TOSCANA e immediatamente sotto una stampa della famosa veduta panoramica di Firenze, che diciamocelo, è chiaramente un terribile souvenir acquistato in un qualche viaggio in Italia. Ci siamo fatti riconoscere nella mensa, abbiamo gridato vaffanculo all'arbitro, si è bestemmiato alle palle perse; insomma si è fatto tutto quello che l'italiano all'estero doveva fare.
| il "ristorante" Sully di Villenueve d'Ascq |
Che rimanga tra noi: io sono stato contento della partita. Non fraintendete, questo match rimarrà nella storia, non solo per la nostra figuraccia, ma soprattutto per la carica di epicità che lo svolgimento della gara ha portato con se. La formazione televotata da casa o dallo smartphone, ed è subito quel bellissimo luogo comune dei 60 milioni di allenatori che si palesa sotto forma di 3-5-2 (e qui si potrebbe aprire un ulteriore parentesi: cosa rappresenta la nazionale di calcio? la mia misera opinione è che dovrebbe mandare avanti un discorso, quello della tradizione calcistica della nazione, che non significa tout court catenaccio, ma che in qualche modo identifichi lo stato attuale del calcio italiano: in campo, oltre che i calciatori, dovrebbe scendere anche un idea di calcio tipica non avulsa dalla contemporaneità (il Brasile non si vergogna di giocare con i mediani, per fare un esempio); quindi non ho mai capito perchè Prandelli ha insistito così tanto con la qualità del centrocampo, la difesa a 4, l'unica punta supporata dagli esterni, etc etc etc, quando il campionato italiano offriva uno stato opposto fatto da difese a 3, dinamismo al centro del campo, 2, 3 punte, (sottointeso: incapacità di leggere la situazione)).
Lo sviluppo narrativo è un po' lento. Dopo un primo tempo quasi di orgoglio difensivo ed indolenza costruttiva, lentamente si cede. Il secondo tempo: ed è qua il vero coup de théâtre. La narrazione Prandelliana si blocca ed il terrore abbozzato diventa paura: fuori Balotelli dentro Parolo. Si gioca con una punta sola, di nuovo. Il messaggio alla nazione è chiaro: si gioca per lo 0 - 0. Quando ho visto il cambio, avrei voluto il dono dell'obiquità, e anche quello dell'invisibiltà, ed essere nello spogliatoio dell' Estadio das Dunas dopo il primo tempo. Avrei finalmente percepito cosa significa l'assenza, il silenzio assoluto. Credo anche che Tabares, dall'altra parte, non abbia detto chissà cosa ai suoi, probabile che abbia taciuto: ha capito che abbiamo mostrato gli artigli, e che quindi hai paura.
Il resto è storia pubblica: l'esplusione, il gol e quella persona meravigliosa che è Suarez. Piccola anima pazza, che in un momento delicatissimo della partita, azzanna un giocatore.
L'errore più grave di Chiellini in questo mondiale non è stato la marcatura sbagliata su Ruiz in Italia - Costa Rica: è stato non replicare a quel gesto infantile di Suarez. Le proteste, mostrando il morso all'arbitro (sorvolando sull'uso stupido che ne ha fatto certa stampa ultra campanilista, phoshoppandole e spacciandole per vere), hanno snaturato il gesto, che, lasciatemelo dire è puro estro. E' stato un richiamo primordiale, da anno zero, lontano dalle patinature di CR7 o dalla bontà di LM10. Anzi, è l'esatto opposto. E' la cattiveria che ci manca (Luis, io sono con te)
Seguriranno polemiche sul senso di appartenenza, sull'incapacità di trascinare la squadra, del non sei italiano, dell'arbrito, dei giovani, del è tutto sbagliato, del mi dimetto e non rubo i soldi.
Al novantesimo ho benedetto il fatto di essere all'estero e quindi lontano dalle polemiche, anche se il franco-texano che simpatizza per una nazione con la scusa che fa farte del suo continente mi hanno dato all'istante fastidio. Poi ho pensato che effettivamente il continente americano, almeno dal punto di vista geografico, comprende tutta quell'area di terra delinitata dagli oceani, e quando l'ho realizzato avrei voluto andare da lui e dirgli: sì, hai ragione da domani tiferò Iran, siamo nello stesso continente.
giovedì 6 febbraio 2014
2013
Ragionavo sul fatto che:
- L'ultimo post è di agosto 2013
- Che il 2013 è stato un anno un po' strano: mediamente lo potrei archiviare come "anno di merda", ma al contempo sono usciti tanti tanti dischi belli, o meglio che per controbilanciare quelle insoddisfazioni/lacune emotive/sfighe varie ed eventuali, sono finito per affezionarmi a dei dischi. A dei dischi che non avrei mai pensato di appassionarmi, figurarsi se avevo pensato che li avrei portati con me.
- E quindi, se non si fosse capito, questa è una lista dei miei dischi del 2013. Anzi è la lista dei dischi che non pensavo mi sarebbero piaciuti.
James Holden - The Inheritors
Luglio 2013. Sul culmine di tutto è uscito questo tonificante per la psiche. Contro gli attacchi di panico e ansia generica. Chiudersi in bagno con un paio di cuffie (imitazioni Beats by Dr. Dre made in Thailandia e comprate in Thailandia; nota a margine: l'imitazione è solo del marcio, il modello delle cuffie non esiste: sono orribili ed hanno una resa del suono magistralmente indegna per ogni amante di timbriche ricercata, e questo disco ne è pieno), dicevo, chiudersi in bagno e ballare alle 8.45 di mattina, curandosi che nessuno mi vedesse, con Renata, con Marta, con altre mille donne che non incontrerò mai più. Quando finiva l'assolo monumentale di sax di The Caterpillar's Intervention mi sono accorto che qualcosa era cambiato.
Fuck Buttons - Slow Focus
Il disco uscì a Luglio. Ma la data è: Settembre 2013. Tutto il tempo a disposizione gentilmente offerto dal mese di Agosto è stato dilapidato in ascolti rilassati, nell'ombra della mia camera, subito dopo pranzo. Oh. Poi il 31 si torna alla normalità, alla città appena più grande da non poter parcheggiare sotto casa e per farlo devi avere un permesso. Juventus - Lazio 4-1 con la magra consolazione di una casa nuova tutta per te, in attesa dei coinquilini, che torneranno. E ricordati che sei ospite, tra due mesi tutto quello che stai costruendo svanirà. Svanirà e finirà giusto nel CV. Dentro questo si sono infilati loro. Il dover costruire qualcosa per poi distruggerlo ha bisogno di una colonna sonora che descrive la stasi: ok, c'è un inquietudine di fondo (Sentients) e c'è anche dinamismo (Year of Dog) seppur sotteso, ma soprattutto c'è un placido guardare dall'esterno qualcosa che si sta sgretolando, e temo di dire che quel qualcosa sono stati i miei ultimi 5 anni.
Tim Hecker - Virgins
Marrakech - Milano Malpensa. Odio ascoltare musica sull'aereo e quanto di meno appropriato per abbandonare un posto che idealmente (almeno nella testa di molti, e anche nella mia) è esotico. Ma è semplicemente perfetto: sfuggevole e algido e impassibile. Dicembre 2013 (a Marrakech). Ed è curioso come una musica così oscura si sposava magnificamente al sole ad alta quota.
Vorrei anche spendere due parole per il disco di Pantha du Prince & The Bell Laboratory e Donato Dozzy, il motivo è che ho bisogno di una placenta ed ho altrettanto bisogno di rompere quella placenta.
martedì 13 agosto 2013
SHXCXCHCXSH - STRGTHS (2013, Avian)
È tradizione. A ferragosto piove.
Il bagnino e il bagnante hanno di cui lamentarsi al riparo dei gazebi –che poi
cosa ti ripari che il cielo è nuvoloso. L’hai mangiato il cocomero?, chiede una
signora piemontese dalla pelle rossastra, figlia illegittima di una crema
protettiva 50 vecchia di almeno dieci anni e di una esposizione solare da neofita
della vacanza. Il piccolo, presumibilmente in un delirio pre-digestivo, fissa
con occhi sbarrati la bandierina issata al termine della passerella che porta
al mare: sventola un rosso orgoglioso più che allarmato. I scogli ricevono
ondate di acqua grigia, i gabbiani se ne vedono bene dallo sporcarsi le loro
zampe. Forse i pesci, quei pochi pesci che vagano nel Mare Adriatico, si
comportano da veri uomini: si alzano dal loro tavolo a fine pranzo, dopo il
caffè, e si stendono sul divano a leggere la Gazzetta. Il caffè con il
Varnelli. Il bar sul lungomare è deserto. La macchina tritaghiaccio per le
granite ruota la sua spirale nel silenzio artico del bancone. Quest’anno per
fronteggiare la crisi ci sono solamente due macchinette che sminuzzano solo
ghiaccio, senza sciroppo. Quello, lo sciroppo, lo si aggiunge una volta
spillato il ghiaccio, così da porre il cliente difronte ad una gamma di gusti
maggiore. The freedom of choice. Si
fa molta fatica ad accettare le scelte altrui, ma ti hanno sempre insegnato che
in un verso o nell’altro lo devi fare. Ecco perché mi ritrovo a camminare con
le infradito mezze scassate, la barba lunga, le lenti da sole polverose e una
maglietta dei Metallica stinta sul lungomare, oscillando continuamente tra la
vuota insofferenza che solo quel giorno dell’anno ti sa dare e un paio di
biciclette parcheggiate sulla destra del marciapiede. E l’hai deciso tu. Covando
come una cicogna malata, la speranza di un giorno in cui parleremo anche delle
conseguenze.
“i sentimenti vaffanculo, sono un vapore oleoso che offusca l’orizzonte”
giovedì 8 agosto 2013
Forest Swords - Engravings (2013, Tri Angle)
“Certo, quante cose si
potrebbero fare coi soldi che noi ci imboschiamo, di quante speranze priviamo
le giovani generazioni”; ma non sono soldi veri, una volta estratti dal flipper
del mercato perdono il loro profumo. C’è chi teme che, come nel secolo breve,
la recessione conduca alla violenza e alle guerre mondiali; ma al tempo delle
rivoluzioni russa e fascista l’età media era la metà di oggi e il sangue
ribolliva il doppio. Ormai le masse sono atomizzate e disperse, i ragazzi che
saccheggiano i negozi rubano gli iPad e si contemplano compiaciuti in
differita; gli striscioni nelle manifestazioni degli indignados dicono “dividiamo
la grana”. Nessuno vuole davvero rinunciare al potere salvifico del consumo, le
vittime sono invidiose dei carnefici ed è facile ingannarle con l’elemosina di
un simulacro anche miserabile. Le vecchie oligarchie gettavano al popolo manciate di monete d’oro dalla
carrozza, ora basta fargli sentire il rumore di un jingle accattivante o
intravedere il fulgore di una farfallina tatuata –gettare monete è inutile,
tutte le monete del mondo non rappresentano che il tre per centro del denaro
globale. L’umanità non vuole accettare quello che lei stessa ha scoperto: che
la vita non dipende dall'amore che i sentimenti sono essudati dalla biologia,
che l’individuo non è più laboratorio di nulla e che il mercato è in grado di
fornire l’intero kit per un’individualità fai-da-te. I regolatori del nuovo equilibrio dovranno sapere che la virtualità
è l’oppio dei popoli e la psicologia un placebo; che l’epopea del singolo è
finita e d’ora in poi avranno a che fare con organismi collettivi, colonie tipo
i coralli o le spugne, compattati dalla scienza come nell’alto medioevo li
compattava la religione. Le invenzioni della finanza sono l’estremo titanico
tentativo di rivolgersi verso l’alto (le obbligazioni a cent’anni con cui si
crede di addomesticare il debito !), alla scalata di un paradiso sia pure
artificiale, prima della modestia concentrazionaria e obbligatoria. Dio sta
morendo anche nei suoi surrogati. Se perfino i clown rientrano nei ranghi, chi
difenderà le ascensioni dell’eros contro il grigio della rinuncia?
(Walter Siti – Resistere non serve a niente)
lunedì 22 luglio 2013
JACK LA FURIA
Francesco Vigorelli nasce a Milano il 25 febbraio 1979
![]() |
![]() |
| Jack La Furia, l'uomo |
| Jack La Furia, l'artista |
| La sobrietà e l'eleganza dei Club Dogo |
| Sicuramente è una persona che guida una macchina con interni di questo tipo |
| Perché in un periodo, come questo, di perdita di punti di riferimento la famiglia è un valore da riscoprire e non importate quante famiglie hai, l'importante che tu ne faccia parte |
| Questa non si commenta |
![]() |
| Questa invece viene direttamente dalla Tiziano Crudeli Official Page di FB |
| Con la ex-pornoattrice Elena Grimaldi direttamente dal kult movie Il Mucchio Selvaggio (altra didascalia: savoir faire) |
| Con uno che sembra un tipo beccato random da Piazza San Babila e invece è Pharell |
| Con La Pina, Anna Del Russo, e una parrucca che CIAO |
| Con Stefan El Shaarawy, o ستيفان الشعراوي |
| Con Kevin Prince Boateng |
| Con uno che da bambino ha sempre sogno di giocare in almeno 15 squadre, tra le quali, coincidenza, proprio quella che l'ha appena acquistato, robe da matti |
| Con Alessio Sakara, detto "il Legionario", fuoriclasse MMA, e se non sai cosa è sono cazzi tuoi |
![]() |
| Appassionato di serpenti |
| Passione che però gli costa una gogna mediatica da parte dell'universo animalista |
| Momento Amarcord prima di salutarci: Jack La Furia in versione opinionista gay |
Ubicazione:
Corso di Porta Ticinese, Milano, Italia
Iscriviti a:
Commenti (Atom)




